Gli aspetti fiscali e di fatturazione su Amazon rappresentano degli elementi sempre piuttosto ostici per i nuovi venditori. Ma come poterli chiarire opportunamente? Niente di meglio che riferirci alle spiegazioni date dalla stessa Amazon!
Indice
L’IVA nelle vendite di Amazon
Innanzitutto, il marketplace ci rammenta come in conformità delle attuali leggi Amazon sia obbligata ad addebitare l'IVA su tutti gli ordini spediti o trasportati nel territorio dello Stato italiano da altro Stato membro nei confronti di persone fisiche non soggetti d'imposta.
In realtà, sul fronte degli acquirenti non ci sono grandi problemi. Di fatti, gli importi visualizzati nei prodotti in vendita sono già comprensivi di IVA. Inoltre, quando si fornisce un numero di partita IVA per acquistare su Amazon.it, il sistema del marketplace determina automaticamente se e quale IVA addebitare sui propri acquisti ed emette una fattura valida in conformità alle regole locali e/o Europee sulla fatturazione.
Richiesta di emissione fattura
Per quanto concerne l’emissione di fattura, Amazon ci ricorda che come venditore online non è imposta l'emissione della fattura (né dello scontrino o della ricevuta fiscale) ad un consumatore che non sia intestatario di partita IVA, sulla base di quanto previsto dall'art. 22 del Decreto del Presidente della Repubblica del 26/10/1972 n. 633 e l'articolo 2, del DPR 21 Dicembre 1996, n. 696, poi ribadito dalla Risoluzione n. 274/E del 5 novembre 2009.
Peraltro, in genere un consumatore non necessita della fattura, visto e considerato che per richiedere assistenza e garanzia dal produttore, è sufficiente utilizzare la ricevuta d'acquisto relativa al proprio ordine. Lo stesso avviene se tu sei un venditore: non sei obbligato ad emettere una fattura nei confronti del consumatore, ma il consumatore potrebbe comunque richiedertela. Dunque, se qualcuno desidera comunque richiedere l'emissione della fattura, ti contatterà subito dopo che l'ordine sarà processato (in linea di massima, avrà tempo entro il mese solare di spedizione).
Nella comunicazione, il tuo cliente indicherà via email il codice fiscale / partita IVA dell'intestatario della modalità di pagamento, e preciserà ovviamente anche quale sia l’ordine per il quale richiedi fattura.
Chiarito quanto sopra, il discorso cambia – ovviamente – se l’operazione viene effettuata B2B, tra due attività business e, più in generale, tra due parti che sono titolari di posizioni IVA. In questo caso la fattura potrà accompagnare l’operazione con maggiore facilità, con applicazione IVA sulla base della normativa vigente e del territorio riferimento.
A questo punto, trattandosi di una tematica sempre abbastanza complessa, e che presta il fianco a numerose interpretazioni, il nostro suggerimento non può che essere quello di indurvi a contattare un commercialista per le specifiche azioni del caso sulla vostra posizione fiscale e, nel caso di necessità di chiarimenti per l’operatività in Amazon, contattare direttamente il marketplace.
Vendere su Amazon e fisco: facciamo il punto!
Terminata l’introduzione di cui sopra, ci sembra il caso di approfondire il nostro tema andando a compiere un vero e proprio riassunto pratico sui rapporti che sussistono tra vendere su Amazon e il fisco italiano.
In primo luogo, giova sicuramente rammentare che il commercio elettronico è stato introdotto in Italia per la prima volta, in maniera esplicita, con il d. lgs. 114/98: non ci sono grandissime differenze rispetto alle altre forme di vendita “tradizionali”, a parte l’evidente divergenza che in questo caso si tratta di vendite mediante canale digitale, non fisico.
In secondo luogo, come spesso abbiamo il piacere di fare su queste pagine, occorre altresì sottolineare che sempre più spesso gli imprenditori, giovani e meno giovani, non vendono direttamente attraverso il proprio sito, ma si poggiano su specifici marketplace come Amazon, al fine di poter sfruttare tutti i vantaggi che queste piattaforme sono in grado di esercitare.
Ebbene, anche in questo caso giova sottolineare come vendere online in maniera diretta e vendere online attraverso Amazon sia la stessa cosa: pur sempre di vendita si tratta!
Chiarito ciò, c’è un’altra semplificazione che vogliamo riportare in questa sede di apertura: vendere online, su Amazon o meno, ti richiede l’apertura di una partita IVA. Ma è sempre così?
Vendi su Amazon senza partita IVA
In realtà, non sempre è necessario aprire una partita IVA per vendere su Amazon. Se infatti le tue vendite online sono del tutto occasionali, perché magari vendi qualche oggetto frutto dello svuotamento della tua casa, occorre rilasciare semplicemente una ricevuta per vendita occasione.
Tuttavia, se la vendita di beni non è sporadica, ma c’è una vendita abituale, sei un commerciante a tutti gli effetti e devi aprire una partita IVA.
Dunque, esemplificando, per quanto possibile:
- se vendi in maniera non abituale non c’è bisogno che tu apra una partita IVA;
- se invece eserciti un’attività abituale e continuativa di vendita, devi aprire una partita IVA.
L’apertura della partita IVA non è, peraltro, un procedimento troppo complesso, che dovrebbe scoraggiarti. Puoi infatti farla semplicemente usando il modello AA9/12 che trovi sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate, e puoi presentare il modello in formato digitale attraverso lo stesso sito internet del Fisco.
Attenzione, però: il nostro suggerimento è quello di evitare di agire da solo, perché così facendo potresti trovarti nella complicata situazione di sbagliare alcune comunicazioni fondamentali, come ad esempio il giusto codice Ateco e il giusto regime fiscale che dovresti adottare.
Dunque, ricorri alla consulenza di un buon commercialista, e possibilmente un consulente che sia esperto nella gestione di attività di commercio elettronico, perché così facendo potrai ottenere una guida molto importante per il raggiungimento dei tuoi risultati desiderati.
Peraltro, affidarti a una commercialista significa delegare non solamente la presentazione della richiesta di partita IVA, come sopra anticipato, quanto anche tutte le altre procedure che dovresti seguire per poter disciplinare la tua attività, come ad esempio la compilazione della Segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), o ancora la presentazione della richiesta di iscrizione al registro delle imprese e l’iscrizione all’INPS artigiani e commercianti.
Tutti questi adempimenti possono peraltro essere effettuati con un’unica dichiarazione (ComUnica), usando la procedura web del registro delle imprese
Quale codice Ateco per vendere online?
Nelle righe di cui sopra abbiamo anticipato come uno degli adempimenti da effettuare per poter vendere online sia quello della scelta del codice Ateco. Ma quale è il coice Ateco necessario per poter vendere online?
Il codice Ateco è un codice che rappresenta l’attività che si andrà a svolgere, e che deve essere indicato nell’iscrizione al registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio, nella SCIA che deve essere presentata al Comune di residenza oltre che all’atto dell’iscrizione alla gestione commercianti INPS.
Ebbene, per quanto attiene l’attività di e-commerce, il codice Ateco che devi usare è il 47.91.10, che si riferisce alle attività di Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto effettuato via Internet.
Quale regime fiscale devi adottare
Una volta che hai superato queste fasi preliminari, giunge il momento di dedicarsi all’individuazione del regime fiscale “giusto” per vendere online.
Si tratta, questa, di una decisione importantissima. Di fatti, a seconda del regime fiscale che sceglierai di adottare, in compagnia del tuo commercialista, varieranno gli adempimenti di natura contabile e fiscale che dovrai rispettare. E, spesso, varieranno in maniera estremamente impattante!
Detto ciò, la soluzione base potrebbe essere quella di ricorrere al nuovo regime forfettario, che ti permette di poter pagare un’imposta sostitutiva del 15% se il tuo fatturato annuo non supera i 65.000 euro, al netto di un coefficiente di redditività che varia proprio in base al codice Ateco. Le fatture in questo regime possono essere emesse senza applicazione dell’Iva, e in maniera tradizionale (non elettronica). Ti ricordiamo inoltre che per le start-up l’imposta sostitutiva è ancora più conveniente, visto e considerato che sarà del 5% per i primi 5 anni di attività!
Contributi INPS su Amazon
Un altro tema particolarmente “ricorrente” nelle preoccupazioni di quelle persone che si stanno avvicinando per la prima volta al mondo di Amazon e, più in generale, della vendita online, è quello legato alla necessità di pagare i contributi previdenziali.
Di fatti, contestualmente alla registrazione della tua partita IVA, devi necessariamente aprire una posizione INPS per la gestione artigiani e commercianti. È qui che, purtroppo, molti aspiranti imprenditori si scontrano con un mondo che avrebbero voluto essere più “conveniente”: i contributi fissi che dovrai versare anche in caso di fatturato pari a zero!
Di fatti, tieni conto che i contributi che dovrai pur sempre versare, anche se non venderai nulla, sono calcolati su un reddito minimale di 15.710 euro. Dovrai pertanto mettere in budget la necessità di effettuare versamenti previdenziali a partire da 3.777 euro, anche se nel regime forfettario ti sarà data la possibilità di ottenere una riduzione del 35% dei contributi dovuti ai fini INPS, con “sconto” a 2.458 euro, da versare in 4 rate trimestrali di pari importo.
Costi iscrizione registro delle imprese
Le informazioni che dovresti prendere in considerazione prima di iniziare a vendere su Amazon rispettando il fisco non sono però terminate qui.
Per poter calcolare correttamente tutti i costi che dovrai affrontare devi anche tenere in considerazione – per quanto siano piuttosto limitati – gli oneri derivanti dall’iscrizione al registro delle imprese, una procedura che, come abbiamo già avuto modo di commentare, è piuttosto semplificata (grazie alla possibilità di presentare una comunicazione unica), ma che non è comunque gratuita.
Dovrai infatti pagare circa 110 – 120 euro di costi “vivi”, come i diritti camerali (circa 60 euro per le ditte individuali), i diritti di segreteria (circa 20 euro) e le imposte di bollo (17,50 euro). A tali oneri dovrai poi evidentemente aggiungere quelli del tuo commercialista o, comunque, della persona che ti seguirà per il compimento di questa operazione.
Esempio
Concludiamo il nostro focus con un esempio pratico della gestione di un’attività di commercio elettronico che nel suo primo anno di attività abbia avuto un fatturato pari a 50.000 euro. Quali sono i costi che dovresti sostenere per questo esercizio?
Iniziamo con le buone notizie. Rientrerai nel regime forfettario, con limite ricavi pari a 65.000 euro, e con imposta sostitutiva agevolata al 5% perché sei una startup. Per la tua attività, inoltre, il coefficiente di redditività è pari al 40%, “compensando” così il fatto che in questo regime fiscale non puoi dedurre i costi e detrarre l’IVA sugli acquisti effettuati.
Ma quante tasse e contributi dovrai versare?
Andiamo con ordine. Il tuo ricavo, pari a 50.000 euro, dovrà essere ridotto sulla base del coefficiente di redditività, divenendo così pari a 20.000 euro. A questa somma devi sottrarre tutti gli oneri deducibili che, in sostanza, corrisponderanno ai contributi INPS versati nel corso dell’anno precedente, e che stimiamo in circa 4.000 euro. Ne deriva che il tuo imponibile fiscale sarà pari a 16.000 euro.
Ebbene è proprio su questa base imponibile che dovrai calcolare l’IRPEF netta che, come abbiamo visto, nel tuo caso seguirà l’imposta sostitutiva al 5%, “scontata” per i primi 5 anni di attività. Ne deriva che l’IRPEF netta che andrai a pagare sarà pari a circa 800 euro. Un bel risparmio, nella quasi totalità delle ipotesi, rispetto a quanto andresti a pagare con un regime ordinario.
Naturalmente, i calcoli di cui sopra sono delle mere esemplificazioni e, dunque, non possiamo che consigliarti di approfondire tali conteggi e tali stime con un buon commercialista che possa effettuare tali previsioni su misura delle tue effettive esigenze.
In questo modo potrai costruire un budget realmente efficace dei ricavi e delle spese attese per i tuoi primi anni di attività, che possa fungere da vera e propria guida nei confronti del tuo business.
Se hai delle indicazioni, dei suggerimenti o dei dubbi, questo è il momento giusto di esprimerli: parlante con la nostra community utilizzando lo spazio dei commenti che trovi qui sotto. Troverai sicuramente dei lettori che hanno avuto le tue stesse avventure (o disavventure!) e con i quali poterti confrontare positivamente, alla ricerca delle migliori soluzioni.