Amazon e Tasse: Notizie Utili

Uno dei quesiti più comuni da parte di tutti coloro che si stanno avvicinando al mondo della vendita di prodotti e di servizi su Amazon, è relativo al modo con cui adempiere agli obblighi di natura fiscale. Quello tra Amazon e Tasse è un rapporto abbastanza complicato, che molte persone faticano a comprendere. Tuttavia, si parta da un assunto di base: il fatto che la vendita dei vostri prodotti avvenga in un marketplace online, piuttosto che in un negozio su strada, non vi esclude certamente dall’opportunità di dover far fronte a una serie di impellenze fiscali.

Vendita occasionale o continuativa

In primo luogo, vogliamo ricordarvi come vendere in maniera occasionale (pensate alla possibilità di vendere su Internet i vostri beni usati) non comporta alcun obbligo particolare di natura fiscale. Ricordiamo anche che – nonostante qualcuno ne faccia ancora uso concettuale – non ci sono limiti quantitativi (vi ricordate il limite “storico” di 5.000 euro?) e che non è necessario nemmeno applicare una ritenuta d’acconto.

Naturalmente, quanto sopra ci espone a due riflessioni. La prima è legata al fatto che – come vedremo – per capire se la vostra è un’attività occasionale o continuativa, bisognerà fare riferimento ad altri parametri non continuativi. La seconda è che probabilmente se volete vendere su Amazon i vostri prodotti e i vostri servizi lo volete fare in modo professionale e continuativo, contrariamente a quanto per esempio può accadere su eBay, dove molti utenti effettuano una o poche vendite durante l’anno.

Adempimenti fiscali su Amazon

Se dunque la vostra attività commerciale viene svolta in maniera abituale e continuativa, è necessario mettersi in regola aprendo una posizione IVA (cioè, la partita IVA): i beni che venderete su Amazon saranno infatti assoggettati all’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto, che andrà poi versata periodicamente mediante modello F24.

Insomma, se – come immaginiamo – la vostra intenzione è quella di effettuare delle vendite professionali e non occasionali su Amazon, intendendo per tali le vendite che andrete ad effettuare in maniera continuativa, il nostro consiglio è quello di mettervi subito in regola con il fisco, ancor prima di iniziare le vendite.

Indicativamente, i passaggi che dovrete compiere faranno riferimento alla SCIA al comune dove ha sede la propria attività (trattandosi di attività di vendita online, intuibilmente la sede della propria attività coinciderà con la propria residenza, e quindi all’apertura della partita IVA, all’iscrizione al Registro delle imprese e all’INPS gestione commercianti. Gli ultimi tre passaggi dovranno essere compiuti in maniera integrata e semplificata mediante la Comunicazione Unica.

Detto ciò, a questo punto potrete iniziare la vostra attività di vendita in linea con quanto previsto dalle vostre strategie. Sul netto (cioè sulle vendite lorde tolte le spese legate direttamente alla vostra attività) andrete poi a pagare le tasse: la base imponibile derivante da tale attività dovrà infatti essere assoggettata alle consuete aliquote, come se si trattasse di una qualsiasi attività commerciale di vendita di beni e di servizi.

Per maggiori informazioni, e al fine di evitare comportamenti controproducenti, vi consigliamo di consultare un commercialista esperto in tematiche fiscali online.

5 cose da sapere su Amazon e tasse da pagare

Dedichiamo ora questa seconda parte del nostro approfondimento sul mondo “Amazon e tasse” a 5 elementi fondamentali cheti consigliamo di leggere con attenzione. Si tratta di brevi risposte che abbiamo scelto di formulare pubblicamente, trattandosi di domande molto frequenti da parte di tutti coloro i quali si stanno avvicinando per la prima volta al mondo della vendita online attraverso il marketplace di Jeff Bezos.

Naturalmente, se le risposte di cui sotto non dovessero per te essere sufficientemente chiare, o se avessi altre questioni da affrontare in maniera ancora più specifica, contattaci!

Si può vendere su Amazon senza partita IVA?

Uno dei grandi interrogativi che molte persone che desiderano vendere su Amazon si pongono è se sia o meno possibile vendere su questo marketplace senza partita IVA.

Per poter rispondere a questa domanda in modo puntuale bisogna innanzitutto chiarire che quando parliamo di vendere su Amazon parliamo di condurre un’attività di commercio elettronico indiretto.

Pertanto, la persona che avvia questo tipo di attività non può che qualificarsi a tutti gli effetti come imprenditore, ed essere in possesso di ogni autorizzazione amministrativa, fiscale e previdenziale. Tra di esse, figura evidentemente anche l’apertura della partita IVA.

Ma allora non si può vendere su Amazon senza partita IVA?

L’esercizio in forma non imprenditoriale (ovvero, senza uno o più requisiti di cui sopra) di vendita su Amazon è possibile solamente se le vendite non sono regolari, ovvero se si preferisce vendere un solo bene, o in modo sporadico, senza esercitare attività commerciale.

Facciamo un esempio:

è imprenditore colui che importa delle penne dall’estero e le rivende abitualmente su Amazon;

non è imprenditore colui che ha trovato un vecchio pianoforte in soffitta e ha scelto di venderlo su Amazon per disfarsene, pur senza fare attività commerciale.

Nel secondo caso, e solamente nel secondo caso, si può operare senza partita IVA. Se invece si acquistano o producono oggetti per poi venderli online, su Amazon o altri marketplace, bisogne necessariamente operare con partita IVA.

Come avvengono le vendite occasionali su Amazon

Nelle scorse righe abbiamo compreso che per vendere su Amazon in maniera abituale ti serve una partita IVA. L’attività di vendita online rientra infatti tra le attività di tipo commerciale a tutti gli effetti e, come tale, non può che essere effettuata mediante l’uso di una partita IVA, esercitando l’attività in modo professionale.

Se invece venderai in modo occasionale, magari uno o pochi beni usati che fanno parte di qualche operazione di pulizia delle soffitte o delle cantine, allora potrai semplicemente rilasciare una ricevuta non fiscale all’acquirente.

All’interno di questa ricevuta dovrai naturalmente certificare la natura del bene venduto e il compenso che avrai percepito per questa vendita.

Ricorda in tal contesto che nelle ipotesi di vendite di beni non è possibile usufruire delle prestazioni occasionali (come invece trovi erroneamente scritto ancora oggi in qualche sito) e che dunque non vi è alcun limite al di sopra del quale devi o meno aprire la partita IVA.

Ciò che invece rileva sull’apertura o meno della partita IVA è rappresentato dalla presenza o meno del carattere di abitualità o meno della vendita: se vendi un prodotto una volta ogni tanto, senza che vi siano pertanto i requisiti tipici dell’abitualità e della professionalità, allora non sei tenuto ad aprire la partita IVA; di contro, se vendi più prodotti in maniera abituale, magari con le caratteristiche tipiche dell’imprenditorialità (acquisto di beni e successiva rivendita) allora non puoi far altro che aprire la partita IVA.

Quali adempienti devi fare per vendere su Amazon

Adesso dovresti aver compreso senza alcun indugio il fatto che per poter vendere in modo abituale e professionale su Amazon tu abbia bisogno necessariamente di una partita IVA.

Per poter essere ancora più chiari, di seguito ho voluto riassumere tutti gli adempimenti che ti sono richiesti, essenziali, per poter operare regolarmente sul marketplace di Jeff Bezos e, più in generale, per poter vendere i tuoi prodotti su Internet.

Il primo è intuibilmente quello dell’apertura della partita IVA, che potrai fare anche in autonomia, presentando all’Agenzia delle Entrate il modello AA7/11 nel quale dovranno essere compilati alcuni specifici campi sul codice di attività da utilizzare. Nella fattispecie, usa il codice ATECO 47.91.10 – “Commercio al dettaglio di qualsiasi prodotto effettuato via internet“. È in questo frangente che dovrai anche comunicare l’eventuale adesione al regime forfettario.

In secondo luogo, procedi alla compilazione della SCIA, la comunicazione di inizio attività, che deve essere inoltrata allo sportello unico per le attività produttive del Comune in cui ha sede la tua attività. Ricorda che per gli e-commerce il Comune di riferimento coincide in quello in cui è posta la tua residenza anagrafica, visto e considerato che per i siti di vendita online non ci sono luoghi fisici di esercizio.

Il terzo passo che devi fare è quello di iscriversi al Registro delle Imprese, visto e considerato che per questo specifico tipo di attività è prevista la comunicazione dell’avvio dell’impresa al Registro. Il Registro – ricordiamo – è tenuto presso la Camera di commercio territorialmente competente. La CCIAA ti fornirà un numero di iscrizione.

Infine, ricordati che l’Inps richiede l’iscrizione obbligatoria alla gestione commercianti, che ti richiederà a sua volta il pagamento di quattro rate di contributi ogni anno, di 900 euro ciascuna, se non superi i 15.000 euro di reddito annuo. Ricorda che questi contributi sono dovuti obbligatoriamente a prescindere dal reddito percepito dalla tua attività.

Fortunatamente, per semplificare le cose potrai effettuare l’apertura della partita IVA, l’iscrizione al Registro delle Imprese e l’iscrizione all’Inps direttamente in modo uniforme con la Comunicazione Unica.

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Quanti contributi previdenziali si pagano per vendere su Amazon

Come sopra abbiamo già avuto modo di rammentare, per poter vendere su Amazon è necessaria l’iscrizione a una forma previdenziale.

Nel caso in cui l’attività svolta sia al 100% di vendita online mediante e-commerce, sarà dunque obbligatoria la scelta della gestione commercianti dell’Inps.

Questo regime previdenziale, come in parte abbiamo anticipato, ti richiederà il pagamento di 4 rate obbligatorie da 900 euro ciascuna, per un totale di 3.600 euro.

Tieni conto che il versamento di questi contributi è obbligatorio al di là di qualsiasi importo che andrai a fatturare, fino a 15.000 euro di ricavi. Superato questo limite, invece, dovrai versare ulteriori contributi oltre a quelli obbligatori, che ti saranno calcolati in percentuale.

Ricorda poi che un aspetto fondamentale che non devi mai sottovalutare nel momento in cui strutturi un piano di versamenti previdenziali, e vuoi magari ottenere una stima di quale sarà il tuo contributo all’ente di previdenza, è legato alla natura prevalente dell’attività di commercio online.

In altri termini, dalla contribuzione di cui sopra saranno esonerati tutti quei soggetti che sono già iscritti alla gestione previdenziale dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, a patto che l’attività di lavoro dipendente sia prevalente rispetto a quella imprenditoriale.

Si tratta comunque di un aspetto che ingloba diverse eccezioni e inclusioni. Pertanto, per approfondirlo ti consiglio senza dubbio di ricorrere alla consulenza di un esperto consulente in materia, che possa chiarire ogni perplessità e, soprattutto, evitare ogni incomprensione con l’istituto di previdenza in tal merito.

Cosa succede in ambito fiscale se il cliente restituisce un bene

Chiudiamo infine questa breve sessione di risposte alle domande più frequenti con un caso particolare, legato alla restituzione dei beni venduti, e alla conseguente disciplina in materia IVA.

Ebbene, nel caso in cui l’acquirente ti restituisca un bene, esercitando magari il diritto di recesso entro i termini di legge, bisognerà adottare un diverso comportamento a seconda del documento fiscale rilasciato.

In particolare, se hai emesso fattura, allora potrai risolvere il reso mediante la procedura di variazione ex DPR n. 633/1972, ovvero la nota di credito

Se invece non hai emesso fattura, o non hai emesso altro documento fiscale, perché magari l’operazione si inquadrava nell’ambito del B2C e non ti è stata esplicitamente richiesta dal compratore una fattura, allora dovrai fornire la documentazione che permetta la corretta identificazione degli elementi necessari per poter correlare la restituzione allo stesso bene, risultante dal documento che prova la vendita originaria.

Dovrai in altri termini documentare la generalità del soggetto acquirente, l’ammontare del prezzo rimborsato, il codice dell’articolo che è stato oggetto di restituzione e il codice di reso. Dovrai poi modificare il registro dei corrispettivi che avrai cura di tenere, perché non potrai procedere in maniera più snella e agevole all’emissione della nota di credito di cui sopra.

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