Anche con Google Analytics non sono tutte rose e fiori. Non per carenze del servizio, s'intenda, ma perché è facilissimo utilizzare male tutte le potenzialità di Analytics, o complicarsi la vita con astruse pretese. Gli errori? Ecco i 7 più comuni, sia in fase di approccio al programma che nel suo utilizzo.
Indice
- 1. Installare Google Analytics e usarlo senza criterio
- 2. Mancanza di codice javascript su alcune pagine
- 3. Il tracking code…copiato e incollato su Word o altri programmi
- 4. Valutare i dati in modo approssimativo
- 5. Usare troppi filtri
- 6. Soffermarsi su metriche superflue o troppo complesse
- 7. Avere un approccio rigido
1. Installare Google Analytics e usarlo senza criterio
Oramai chiunque si lancia in un business online conosce l'importanza del data tracking. Chiunque, o quasi. Installare Google Analytics, dunque, è una pratica piuttosto comune…ma in quanti sanno davvero come utilizzarlo? Google Analytics al minimo della sua potenza è come una Ferrari tenuta in garage: possiamo contemplarla, sentirne la bellezza, ma non abbiamo mai acceso il motore, e se anche l'avessimo acceso non ci siamo mossi! Il consiglio, dunque, è di non improvvisare. Due sono le strade percorribili: affidarsi a un buon esperto, oppure rimboccarsi le maniche e studiare, magari con l'aiuto di una guida, tutte le funzionalità del programma.
2. Mancanza di codice javascript su alcune pagine
Il monitoraggio, quando ben fatto, è una faccenda seria. Nei CMS è piuttosto facile che ci si dimentichi di inserire il codice su alcune pagine, compromettendone il tracking. Questo accade specialmente con CMS come WordPress, dove installando un template nuovo viene in automatico cancellato tutto il codice aggiuntivo che avevamo personalizzato nel vecchio template. Ad ogni cambio di template, dunque, è consigliato fare un veloce scanning di tutto il codice verificando che sia OK.
3. Il tracking code…copiato e incollato su Word o altri programmi
Altro errore piuttosto comune, in verità, tra chi adora copiare/incollare il codice per “conservarlo” prima dell'installazione. Copiando e incollando il codice in Word o altri programmi, infatti, possiamo involontariamente trasformarlo, poichè il programma inserisce in automatico spazi bianchi o altre piccole modifiche.
Il consiglio? Usare il blocco note, o evitare passaggi intermedi!
4. Valutare i dati in modo approssimativo
Google Analytics è on, diverse viste e profili sono attive, ma… sappiamo realmente leggerli? Non basta sapere di essere molto visitati, non basta che una pagina sia molto vista o cliccata. Impariamo a leggere i dati con meno superficialità, perchè tanti visitatori non vuol dire in automatico tante conversioni. Prima la qualità, della quantità.
5. Usare troppi filtri
Troppi filtri possono compromettere una giusta lettura dei dati. Escludendo una parte della nostra utenza. Ok a escludere il traffico interno, ma attenzione sempre a non esagerare!
6. Soffermarsi su metriche superflue o troppo complesse
A volte possiamo cadere nella trappola degli “Analytics addicted”, e finire con il perdere tempo su metriche assolutamente superflue per il nostro business. Attenzione, dunque, a operazioni come la segmentazione del target e affini, meglio badare prima al sodo.
7. Avere un approccio rigido
L'ultimo punto è un problema di metodo. Chi si avvicina ad Google Analytics e si butta giù ai primi insuccessi, ha capito poco. Lo spirito giusto è quello dello sperimentatore, che testa varie formule e combinazioni per migliorare il monitoraggio, apprendere sempre nuove funzionalità e capire come utilizzare le “cadute” per risollevarsi.